TechCrunch, "Bibbia" californiana del mondo dell'innovazione e del Venture Capital, scrive che il momento della presentazione delle tre nuove applicazioni «francamente è stato come uno di quei momenti in cui ti chiedi "perché nessuno lo ha fatto prima?"».
Il sito dà voce al fondatore e COO Bruno Zamborlin: «quando hai 10 anni, hai probabilmente più creatività di quanta ne avrai per il resto della tua vita, ma molto spesso il processo del fare musica non è visto come un processo creativo e divertente, piuttosto una disciplina rigorosa che abbisogna di uno studio diligente. Volevo rompere questo paradigma».
«La tecnologia musicale è un campo sperimentale ideale per l'interazione uomo-computer, perché gli strumenti devono reagire alle nostre azioni in tempo reale e rimanere estremamente espressivi» continua Zamborlin, stimolato sull'uso da parte di Mogees di machine learning avanzato e sulla sua intolleranza rispetto alla latenza.
«La tecnologia Mogees ha raggiunto un livello sorprendente di accuratezza ed espressività, possiamo rilevare proprietà come la velocità, il timbro e la lunghezza di un gesto con incredibile accuratezza. Pertanto stiamo aprendo le API, abbiamo una comunità davvero engaged, sappiamo che verranno fuori con tonnellate di idee fantastiche che non abbiamo mai pensato per la tecnologia Mogees. No vogliamo che ognuno possa trasformare gli oggetti quotidiani che gli stanno intorno in una interfaccia tattile per la creatività».
Anche The Verge, altra testata di tecnologia e costume molto seguita, scrive della campagna Kickstarter per il nuovo prodotto Mogees: «la differenza, questa volta, è che i sensori sono accessibili ai bambini e a chiunque voglia fare musica».
La campagna di crowdfunding per il Mogees Play ha davanti a sé altri 29 giorni, ma è già arrivata ad ottenere più di un terzo della somma necessaria al progetto.
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