Il Foglio di oggi, rubrica «Stand up, Start up» parla della storia del 2Win e di Adaptica, dall'Università di Padova all'incontro con il prof. Frezza e M31.
La macchina che ti fa l’esame della vista da un metro ed è stata progettata a Padova
di Davide Morcelli | 30 Aprile 2015 ore 06:18
Sembra una macchina fotografica un po’ speciale. Si chiama 2win e consente di fare un esame della vista completo. Offre due grandissimi vantaggi: funziona a un metro di distanza e quindi può essere utilizzato anche con soggetti non collaborativi come bambini. Inoltre può essere facilmente trasportato, ovunque. Un gioiellino sviluppato nella Silicon Valley? No a Padova. Prodotto da Apple? No da Adaptica srl. Il 2win oggi viene venduto in oltre 40 paesi, soprattutto nei mercati emergenti dell’est Europa, in Africa e America latina. 25 tra dipendenti e collaboratori, un fatturato in continua crescita. “Lavoro, lavoro, lavoro, lavoro, per me finché le cose non succedono bisogna continuare a lavorare”. Riassume così la sua visione Ivan Capraro, 36 anni e cofondatore di Adaptica srl. “Start up” significa fase di avvio di un’azienda e Adaptica è una realtà ben avviata. Una promessa mantenuta, nata nel 2009. Laurea in ingegneria a Padova poi il dottorato. “A un certo punto diverse persone hanno iniziato a chiederci se potevamo vendere i componenti sui quali stavamo facendo ricerca. Noi non ci avevamo mai pensato. È così che é iniziato tutto”. Poche settimane più tardi in università un incontro aperto ad aziende e imprenditori. Tra questi Ruggero Frezza. Un professore che ha lasciato l’Accademia per aiutare nuove imprese a nascere grazie al suo incubatore: M31. Intravede il potenziale dei sei ragazzi. Scocca la scintilla. “Grazie a M31 abbiamo potuto concentrarci sulla parte tecnica mentre loro hanno sviluppato il business model. Di queste cose non sapevamo nulla”. Così Ivan parla di M31, come una sorta di angelo custode che continua a sostenere e a sviluppare l’impresa. Una eccellenza tutta italiana. Italiani i fondatori, l’incubatore, i finanziatori, l’università. Nessun finanziamento pubblico, bando o incentivo statale. Una storia fatta di piccoli passi, errori e tanta determinazione. “Sì, c’è stata una volta in cui ho davvero pensato di lasciare, siamo nati nel 2009 e il contesto macroeconomico in quegli anni non era per nulla favorevole”. Poi la svolta. Nel 2011 l’idea di 2Win, il rivoluzionario refrattometro portatile. Oggi le richieste aumentano e si pensa a un allargamento. Una bella soddisfazione. “Sì, anche se oggi è diverso ! spiega – all’inizio c’erano grande entusiasmo e molta euforia. Oggi, accanto a questo, c’è più realismo, ma è proprio quello che ti permette di fare le cose”. Come passare dall’innamoramento all’amore maturo? “Esatto” conferma Ivan. Un lavoro che lo appassiona, che vede crescere giorno dopo giorno, con la possibilità di rimanere accanto alla moglie e le tre bimbe. Si ritiene molto fortunato. “Non sono un genio, vorrei solo si vedesse che anche una persona normale può fare qualcosa”.
Un passo alla volta
Come mai il nome Adaptica? “All’inizio facevamo esclusivamente componenti che sapevano adattarsi alla luce. Ma poi le cose cambiano fino a trovare una sostenibilità di mercato”. Una storia di successo. Attenzione però: nessuna ricetta replicabile. Ogni caso va esplorato nella sua specificità e unicità. Anche quando si parla di università. Non sono tutte uguali, lo si dica. Padova funziona o almeno meglio di altre. Adaptica collabora attivamente con il dipartimento di ingegneria dell’informazione dell’università. Ivan confessa che la carriera accademica è apparsa da subito un vicolo cieco, un miraggio. Ha trovato un altro modo di capitalizzare Il suo know-how. Grazie anche a un incubatore serio ed efficace. L’università rimane il fulcro dell’innovazione che voglia andare oltre le app. L’incontro con le aziende e gli investitori rimane, purtroppo, molto problematico. Ivan e il suo gruppo però non si sono crogiolati in questi discorsi lamentosi. Oggi non sono Amazon ma, un passo alla volta, con dedizione, hanno creato valore e posti di lavoro. Un esempio da mettere in luce.
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